
Fonte: www.ildolcedomani.com/2013/03/riflessioni-sostegno-della-campagna-chi.html
Diciamolo ancora una volta: essere antispecisti non significa paragonare la vita di una mosca a quella di un bambino, bensì considerare degne di valore e rispetto entrambe le vite.
Ciò non significa dover fare una scala graduatoria e stabilire se la vita di un animale umano, in virtù di una specifica e peculiare complessità cognitiva, debba essere superiore o meno, bensì riconoscere la peculiarità e unicità delle capacità di ogni specie.
Troppo spesso mi si obietta che la specie umana sarebbe l’unica a poter fare determinate cose: comporre musica, avere un’organizzazione sociale, dipingere, scrivere ecc. – che poi, non è nemmeno vero, ad esempio altre specie hanno un’organizzazione socio-politica, tipo quelle eusociali cui appartengono le formiche, le api, gli eterocefali glabri, questi ultimi caso unico, a parte noi, tra tutti i mammiferi; così come non è vero che solo noi riusciamo a comporre musica e a comunicare in maniera complessa, basti pensare alle modulazioni del canto degli uccelli, così come alle frequenze sonore emesse dai delfini -, ma, purtuttavia, certe ovvietà costituiscono un dato di fatto, non di valore.
Ogni specie possiede caratteristiche uniche rispetto alle altre (gli uccelli volano, noi no, i salmoni nuotano controcorrente, noi no, i ghepardi corrono velocissimi, noi no, i pipistrelli utilizzano un sistema sofisticatissimo, l’ecolocazione, per orientarsi e individuare gli ostacoli, noi no, solo per elencarne alcune), ma ciò non significa che ognuna di esse sia superiore rispetto alle altre.
Non ha senso quindi affermare che la specia umana, poiché possiederebbe determinate capacità, sarebbe superiore e quindi la sua vita varrebbe di più; rimane invece sensato il principio del rispetto di tutte le vite senzienti, anche di quelle di animali con una minore o diversa complessità cognitiva; vale ricordare, a tal proposito, che anche gli esseri umani, in questo senso, non sono tutti uguali, c’è chi ha una mente più sviluppata, chi meno, eppure certamente riteniamo valido il principio che tutti abbiano lo stesso identico valore (e ci mancherebbe altro che non fosse così, perdinci, abbiamo lottato per anni e decenni contro la schiavitù degli Africani, contro il razzismo, contro i pregiudizi che ritenevano le donne esseri inferiori ecc.).
Dunque, seppure noi fossimo la specie realmente più dotata in virtù di determinate capacità, non per questo la nosta vita, come valore, sarebbesuperiore a quella di altre.
Il valore di una vita prescinde da considerazioni qualitative e quantitative in merito alle sue capacità. Altrimenti la vita dei cerebrolesi, secondo questo assunto errato, dovrebbe valere di meno, mentre non è così.
Dunque, bando alle ciance, non mi interessa, in quanto antispecista, stabilire se la mia vita valga o meno quanto quella di una mosca o se la vita di un bambino valga o meno quanto quella di un maiale o di una gallina, mi interessa, unicamente, considerarle entrambe degne di valore e di conseguenza rispettarle. Questo è l’antispecismo, che vi piaccia o no.
Assurde quindi la proteste nate in seno alla campagna
Chi mangi oggi? ideata dagli
AFV (Animalisti Friuli Venezia Giulia), non si tratta di “paragonare” un bambino (che poi nel manifesto è un bambolotto di plastica fatto a pezzi) a un animale, lo è già! Infatti, siamo tutti animali – e non capisco perché ci si debba scandalizzare, o meglio, lo capisco: ci sono ragioni che pertengono alla sfera del simbolico e di ordine socio-politico-culturale che portano a considerare degradante l’essere assimilati agli animali non umani, ma solo perché il concetto ontologico dell’ umano è andato a definirsi e a strutturarsi nei secoli proprio tramite una continua rimozione e opposizione al resto del regno animale, una concezione riduttivamente antropocentrica che necessita di essere superata proprio perché non corrispondente all’evidenza empirica, ma derivante da un racconto autofondato al fine di legittimare e giustificare la prevaricazione e il dominio, condizioni che stiamo tentando di superare perri-fondare una società finalmente libera dall’oppressione tra i viventi (e ricordiamo altresì che noi non sfruttiamo gli animali perché inferiori, ma è vero il contrario, ossia siamo stati condizionati ed educati a considerarli inferiori poiché li sfruttiamo da tempo immemore e solo e unicamente per superiorità di forza, ossia perché possiamo farlo in maniera coercitiva) – siamo tutti animali dunque, ovvero sia esseri senzienti che condividiamo la vita nuda e cruda, la capacità di morire, l’essere, l’esistere, il soffrire, gioire, l’esperire la realtà, quindi l’essenza stessa dell’esistenza. E a questo, solo a questo mira la campagna degli animalisti FVG, ossia a ridare dignità e valore a tutti quei miliardi di esseri senzienti – gli invisibile del mondo – tutti gli individui (per questo
CHI mangi oggi, e non
COSA) che ogni giorno vengono massacrati in nome dell’industria alimentare e non solo.
Ultima considerazione, banalissima, ma doverosa: scandalizzarsi per l’immagine di un bambolotto fatto a pezzi (alcuni detrattori hanno persino parlato di “diritti umani lesi”, pensate un po’), preoccuparsi per il turbamento che potrebbe provocare nei bambini, quando poi agli stessi viene presentato in tavola un piatto con dentro cosciotti di agnello, maiale, alette di pollo, pesci fritti, trovo che sia veramente ridicolo, per non dire peggio.
Dunque l’esistenza dei macelli è accettata, ma la realtà di quel che accade all’interno deve essere tenuta nascosta. Bell’ipocrisia! E come pensate che sia possibile eventualmente effettuare una scelta autentica, se parte di una realtà viene costantemente negata e rimossa?
La campagna Chi mangi oggi? è coraggiosa perché ha scelto di aprire le porte dei macelli (metaforicamente, ché se la vera realtà fosse stata mostrata allora sì che vi sareste tutti sconvolti!), ha scelto, nell’epoca dell’occultamento mediatico voluto dall’industria capitalista, di dire come stanno le cose: gli animali sono esseri senzienti, non cose, esseri senzienti come lo siamo noi appartenenti alla specie umana, diversi tutti, sì, tutti diversi, ma tutti degni del medesimo rispetto in quanto ogni esistenza ha uguale valore. Un valore stabilito non sulla base di stupidi conteggi relativi a questa o a quell’altra capacità, ma inerente alla vita stessa.
P.S.: curioso invece come l’immagine sotto (anzi, qualcosa di più di un’immagine perché in questo caso si tratta di un corpo reale e non di un bambolotto di plastica) non susciti nessuna indignazione e nessun scalpore:

P.P.S.: aggiornamento in tempo reale, questa la giustissima e sacrosanta risposta degli Animalisti FVG alle tante critiche ricevute (ripeto, addirittura sono stati accusati di aver leso i diritti umani) 😀